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WIRE COSTA RICA - CHE ASPETTO HA IL MERCATO IMMOBILIARE AI TEMPI DEL COVID-19?

Indubbiamente, il momento storico che stiamo vivendo ha segnato la vita di tutti, seppur in diverso modo e su differenti fronti. Modi di vivere e abitudini hanno subìto dei mutamenti, ma ciò che non è cambiato affatto è il cuore delle cose: le persone continuano ad avere gli stessi desideri e specifiche esigenze e tra queste possedere una casa riveste un ruolo fondamentale.

Tuttavia, la pandemia da Covid-19 ha spinto i governi ad adottare delle misure per contenere la diffusione del virus. Ciò non ha potuto che cambiare le carte in tavola anche del mercato immobiliare, senza distinzione geografica. Condurre un’analisi approfondita oggi, appare un’operazione complessa, persino prematura.

Se non altro possono essere formulate delle ipotesi sulla base dell’esempio asiatico, specificatamente di quello cinese. Ma non solo: si rivela particolarmente utile tener conto delle precedenti crisi che hanno colpito i mercati immobiliari e, forse, ancor di più rivedere “il punto di partenza pre-Covid”. I mercati immobiliari, già in difficoltà prima di questa crisi pandemica, subiranno senza dubbio un danno “da ricaduta peggiore”. I mercati che prima erano “in buona salute” ripartiranno in maniera più rapida e decisa. Ecco che rivedere la nostra previsione datata dicembre 2020 della Top 11-dove investire, con New York in testa e ben 5 città americane in classifica, può rappresentare oggi un elemento importante su cui basare le nostre previsioni post-Covid. New York, regina indiscussa da ormai due anni, lascia il secondo posto solo a Londra, sua degna rivale: si tratta delle due uniche città con lo status Alpha++, in accordo con quanto dichiarato da the Globalization and World Cities Research Network. La Grande Mela guida la presente classifica seguita dalla capitale britannica per il livello e la diversità degli investimenti privati nel settore immobiliare. Tuttavia, per la diversità degli investitori, misurata dal numero di nazionalità che investono, Londra è in testa.

È tuttavia naturale che alla luce della crisi di cui il settore immobiliare è stato protagonista tra il 2007 e il 2009, gli investitori vivano ancora nella preoccupazione. Nello specifico, l’effettivo declino dei prezzi reali tra il 2006 e il 2011 che ha interessato le contee americane, è spiegabile solo se si tiene conto dell’effettiva crescita del debito ipotecario, avvenuta tra il 2003 e il 2006. Nella maggior parte delle contee i prezzi sono inferiori rispetto ai livelli registrati nel 2006, ma lo stesso non si può dire di alcune città come New York, Denver e San Francisco, considerato l’aumento esponenziale registrato da allora.

Al giorno d’oggi, il mercato immobiliare si presenta in maniera diversa rispetto alla metà degli anni Duemila. In generale, è possibile affermare che visto che l’impegno delle famiglie per pagare i debiti durante la ripresa è stato consistente, il debito pro capite reale è aumentato solo in alcuni casi isolati. Non stupisce quindi che Stati come la California e quello di New York, dove i prezzi delle abitazioni sono particolarmente alti e persino in aumento, non hanno registrato alcun tipo di crescita del debito visto durante il boom. Nel complesso, l‘odierno mercato immobiliare statunitense sembra ancora molto meno rischioso rispetto alla metà degli anni 2000.

Lo scenario immobiliare britannico presenta una situazione peculiare, anche a causa della Brexit, la quale ha determinato un certo clima di incertezza. Tuttavia, non si tratta di un mercato debole: in un’intervista a campione realizzata da Forbes, è stato rilevato che la maggior parte delle persone intende continuare a vendere ed acquistare abitazioni come programmato, nonostante il virus. In generale, si può quindi rimanere fiduciosi, anche perché la storia ha più volte dimostrato che i mercati subiscono una particolare caduta durante un’epidemia, ma si riprendono abbastanza rapidamente una volta risolto il problema.

Considerando le epidemie passate, come esempio di ripresa del mercato, la più recente epidemia che ha influenzato in modo significativo il Regno Unito è stata la H1N1, altrimenti nota come influenza suina, diffusasi nel Regno Unito nell’aprile 2009. Insieme al costo umanitario, l’epidemia ha quindi avuto un forte impatto economico: a dimostrazione di ciò è l’esiguo numero di mutui e il rallentamento nelle nuove costruzioni, ma a distanza di 1 anno, ovvero da marzo 2009 a marzo 2010, i prezzi delle case sono aumentati del 10,1%, e a Londra persino del 15,6%. Sulla scia dell’esempio americano, che ha tagliato i tassi d’interesse per sostenere l’economia dal grave urto subito da parte del Coronavirus, anche la Banca d’Inghilterra si prepara a perseguire una strada simile.

L’esperienza cinese costituisce un esempio importante, in quanto la Cina ha fronteggiato il problema del Coronavirus ancor prima di qualsiasi altro Stato nel mondo. È interessante notare come una volta diminuiti drasticamente i contagi, è stata registrata una ripresa veloce delle attività del mercato immobiliare. I dati dimostrano chiaramente una tale situazione: il portale immobiliare cinese Sun-Fun CREIS ha dimostrato che le vendite residenziali settimanali a Shangai sono scese al minimo storico di 62 nell’ultima settimana di gennaio, ma sono aumentate a 1.374 nella settimana a partire dal 9 marzo. Allo stesso modo, i dati forniti da Capital Economics relativi al numero di vendite di proprietà in 30 principali città cinesi, rivelano che 39.455 vendite sono state negoziate nei primi 17 giorni di marzo, rispetto a 4.578 nello stesso periodo di febbraio.

In linea generale, il nostro Gruppo Wire in questo momento sta assistendo come spettatore attivo ad un crescente e deciso interesse da parte degli investitori che vedono, ora più che mai, il mattone come un bene rifugio. Il nostro consiglio a loro è quello di ampliare gli orizzonti con uno sguardo internazionale che permetta di individuare quei mercati già prima più forti e pronti a superare un momento di debolezza contingente. È questo un buon momento dove cogliere buone opportunità in questa direzione.

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